Imparare il Cinema alla Scuola del Fare

La Repubblica – Napoli (PRIMA PAGINA)
Lunedì 13 maggio 2024

La storia

Imparare il cinema, ecco il film dei ragazzi della Scuola del Fare
di Paolo Popoli

Il set è allestito nel cortile dell’istituto dei salesiani alla Doganella. Recinzioni, edifici in cemento e il cavalcavia della Tangenziale: l’ideale per richiamare una periferia urbana. Tra microfoni e macchina da presa si muovono alcuni professionisti della troupe di Fremantle-Wildside, che la scorsa estate hanno girato a Napoli “Partenope” del premio Oscar Paolo Sorrentino.
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Il set è allestito nel cortile sul retro del “Don Bosco”, l’istituto dei salesiani tra Capodichino e la Doganella. Recinzioni, edifici in cemento e il cavalcavia della Tangenziale: l’ideale per richiamare una periferia urbana. Tra microfoni e macchina da presa si muovono alcuni professionisti della troupe di Fremantle-Wildside che la scorsa estate hanno girato a Napoli “Partenope” del premio Oscar Paolo Sorrentino. La casa di produzione internazionale di “Boris”, “Le otto montagne”, “C’è ancora domani” e altri film di registi come Bertolucci, Bellocchio e Saverio Costanzo, stavolta sta lavorando con trenta allieve e allievi di Scuola del Fare, l’ente di formazione contro la povertà educativa e la dispersione scolastica per ragazzi tra i 14 e i 18 anni con sbocchi nella meccanica e nella logistica, finanziato da Fondazione Alberto e Franca Riva con Cnos-Fap Salesiani, Fondazione di Comunità San Gennaro, Cometa Formazione IF – Imparare e Fare e cooperativa sociale Il Millepiedi.

Si gira un corto, prodotto da Wildside, società del gruppo Fremantle in collaborazione con Fondazione Riva con Bnl Bnp Paribas attraverso il progetto IncluCity . Una storia di riscatto, scritta in classe dagli allievi e portata avanti da novembre attraverso un ciclo di laboratori promosso da Matteo Comito e Andrea Bernardini, docenti di economia e di inglese di Scuola del fare e di Teach for Italy, nonché registi del film. «È la storia di un sedicenne che fa un percorso interiore e che vuole dimostrare al mondo che lui è diverso rispetto al contesto da cui proviene, che ha voglia di fare del bene, di affermare il suo valore – spiegano durante una pausa delle riprese – D’altronde, l’obiettivo di Scuola del Fare e di Teach for Italy è combattere le diseguaglianze educative con tecniche innovative, agganciare i ragazzi per convincerli a proseguire nei loro studi affinché capiscano che l’educazione è la vera arma per essere liberi e costruirsi un futuro di valore».

 

Fine aprile, le riprese sono prima in un appartamento della periferia Est a San Giovanni-Barra, poi al “Don Bosco”. Una pioggia sottile non ferma il set. L’entusiasmo dei ragazzi si sente: tanto pronti a scherzare tra di loro quanto a fare mille domande, attenti e curiosi su ogni particolare mentre la macchina del cinema con attori, tecnici e le altre maestranze è in moto. «Mai visto niente di simile», ammette Patrizio, 14 anni, al primo anno di meccanica. «Non pensavo che dietro un film ci fosse tutto questo – aggiunge Gabriele, scelto dopo più laboratori per interpretare il protagonista del corto (ancora senza un titolo definitivo) – Sono affascinato dall’aspetto tecnico, spero un domani di poter proseguire in questo settore». A sognare un percorso nel cinema è anche Oreste, 18 anni: «Avere l’opportunità di lavorare con professionisti del genere ti dà una spinta in più e ti rende orgoglioso: questa è la mia prima esperienza e spero di continuare, l’audiovisivo a Napoli vive un grande fermento e sta dando anche a ragazzi come me, che vengono dalla periferia, l’opportunità di crearsi uno spazio per un futuro in questo settore». Emanuel, due anni fa protagonista dell’altro corto di Scuola del Fare, “La scelta”, aggiunge: «Sul set realizzi cose che non si mettono in mostra nella vita di tutti i giorni: è un modo per aprirsi, per arricchirsi culturalmente ed emotivamente».

Il progetto segue questo scopo, essere al tempo stesso uno schermo su cui il grande pubblico può guardare la realtà e la condizione dell’istruzion

e nei contesti di periferia urbana, con storie di ragazzi spesso abbandonati a sé stessi e per cui è decisivo il ruolo del terzo settore. «Q

uesti ragazzi hanno mondo interiore meraviglioso – spiega Bernardini – una creatività che sta soltanto aspettando di venire fuori». L’esperienza del corto unisce una parte artistica con una più tecnica, formativa, perché si trasformi in una opportunità di lavoro per gli studenti: «I nostri allievi sono molto motivati in questo progetto – continua – c’è stata prima una fase di scrittura e sceneggiatura in classe, poi il laboratorio teatrale con Giuseppe D’Ambrosio, poi quelli su suono, luci e riprese». Il percorso ha visto l’appoggio di Fremantle-Wildside con il ceo Andrea Scrosati, il produttore Sonia Rovai e gli executive producer Saverio Guarascio e Claudio Falconi, Rocco Messere per l’organizzatore generale, Daria D’Antonio per le riprese, Carmine Guarino per la scenografia, Ilena Aquino per le location, Elio Di Pace per il backstage e un laboratorio con il fotografo Mario Spada. Il rapper Lucariello è stato chiamato per scrivere con i ragazzi un brano per i titoli di coda. «L’obiettivo è distribuire il corto da giugno – conclude Comito – per far conoscere una realtà dove ci sono tanti ragazzi e ragazze che hanno voglia di impegnarsi, esprimersi e narrare il bello per il loro futuro»